Una piccola campana, datata 1583, ondeggiando nel modestissimo campaniletto a vela, ha radunato tra le vetuste mura del cinquecentesco santuario generazioni e generazioni di devoti: una moltitudine di figli. Essi, incuranti della fatica, dei pericoli e delle distanze, percorrevano a piedi l’arduo sentiero che costeggiava il fiume Ghiodaro, per non mancare a quell’appuntamento presso il piccolo e antico santuarietto entro il quale, per solo tre giorni l’anno – i giorni della festa – risuonavano e riecheggiavano le lodi di Maria tra i canti e i profumi di fiori e incenso.
Dagli anni quaranta del secolo scorso, ebbe avvio la costruzione di una nuova e più grande struttura liturgica, anche se a scapito dell’antica. I lavori procedettero molto lentamente perché nessun finanziamento pubblico sostenne l’impresa, mentre la generosità dei devoti armò i pilastri, sollevò le pareti, e infine provvide ad un’adeguata copertura.
Solo un ventennio dopo, il Rettore don Leonardo Trischitta riusciva a condurre in porto i lavori ultimando il nuovo tempio. Data simbolica di conclusione dei lavori fu proprio quel 12 giugno 1965, quando il nuovo Santuario fu benedetto da Mons. Paolo Romeo perché in questa più adeguata chiesa si riprendesse ad onorare, con nuovo fervore, la Vergine SS. della Catena. Ancora oggi, i devoti vi tornano volentieri e vi si trovano accolti come a casa propria. D’altra parte, è proprio la casa che i loro antenati, con devozione filiale, innalzarono alla Madre Celeste in contrada Fanaca. Se è la casa della Mamma è ovvio che i figli si sentano anch’essi a casa e a proprio agio.
P.D.
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